Quando ad espatriare è anche il quadrupede!

Quando la famiglia decide di espatriare, il motto è: o tutti o nessuno! Perciò anche il cane espatria... al seguito di tutta la famiglia. Noi siamo tre: io, mio marito e Pablo, il nostro adorato bassotto tedesco, nero focato di 5 anni. Purtroppo, noi non abbiamo ancora figli, ci piacerebbe molto, ma mio marito ha qualche difficoltà. Infatti, ci stanno seguendo in un centro specializzato per la cura dell'infertilità e magari, un giorno allargheremo la famiglia. Intanto, siamo già famiglia così: noi due e il peloso. Pablo è figlio d'arte, perché il suo papà è un bellissimo bassotto di nome Ciko, di oltre 10 anni, che gli regalai io a Fabio per un Natale, quando eravamo ancora fidanzati. Adesso, Ciko è anziano e vive con i miei suoceri a Catania.
Se viaggiare con un cane è stato complicato, figuriamoci con due! 
Pablo è nato a Mascalucia, in provincia di Catania, ma ha viaggiato veramente tanto, in soli 5 anni, è stato a Roma, a Parma, a Reggio Emilia e infine in Germania. 
Fortunatamente, è un cagnolino molto educato e giudizioso, abituato a viaggiare fin da piccolino, non mi ha recato mai troppo scompiglio, se solo fosse stato più piccolo di taglia, sarebbe stato meglio! Infatti, dato che il suo peso supera i 10 kg, le compagnie aeree che accettano animali (e sono pochissime) non lo farebbero salire a bordo, ma lo lascerebbero nella stiva come un bagaglio! Ed io, ovviamente, non voglio. Ho paura che mi muoia durante il tragitto. Così, ho sempre optato per spostamenti in auto o in treno.
Ma cosa ci vuole per partire con il proprio animale da compagnia?
Innanzitutto, per il viaggio occorre il trasportino a norma, ossia omologato per viaggiare in nave, treno, aereo o automobile. Comunque, c'è scritto nelle istruzioni del trasportino stesso oppure basta chiedere al negoziante. Poi, prima di partire è bene portare il cane o gatto che sia, da un veterinario per fargli fare una visita di controllo per accertare la buona salute dell'animale. La mia veterinaria, ad esempio, alla vigilia della partenza per la Germania, a Pablo misurò la temperatura corporea e gli esaminò le feci, per escludere eventuali vermi o infezioni in corso. L'animale, inoltre, deve avere il microchip, cioè un dispositivo minuscolo messo sotto pelle per identificare l'animale con un numero, una sorte di codice, immediatamente ricollegabile al nome del padrone, e per questo utilissimo in caso di smarrimento o furto e non solo. Il microchip è obbligatorio anche per ragioni di sicurezza e di pubblica utilità. Serve, infatti, soprattutto a censire tutti i cani presenti sul territorio grazie all'iscrizione obbligatoria nell'anagrafe canina. Nell' ASL, territorialmente competente (ossia quella di residenza del padrone) applicano il microchip e rilasciano il passaporto europeo o pet passport valido per l'espatrio di cani, gatti e persino furetti.


Si tratta di un libretto blu nel quale vengono annotati i dati anagrafici del padrone e quelli dell'animale, il numero del microchip, la data e il luogo di applicazione, le vaccinazioni e i relativi richiami, altre annotazioni e informazioni. È fondamentale informarsi prima di partire sui tipi di vaccinazioni richieste come obbligatorie nel Paese dove si vuole emigrare. Ad esempio, per entrare in Germania è obbligatoria la vaccinazione contro la rabbia, per questo il mio cane l'ha dovuta fare, con i richiami successivi, perché in Italia non l'aveva effettuata. 

Fatto questo percorso, finalmente è tutto pronto per partire con l'amato e inseparabile pet! Buon viaggio... e posso assicurare che l'espatrio con il quadrupede, beniamino di casa, è ancora più bello, grazie alla compagnia e al prezioso sostegno che si riceve nei momenti di solitudine e di sconforto.

Giunti a destinazione, l'ultimo step da compiere è quello di recarsi al comune e dichiarare il possesso dell'animale, così verrà registrato nella nuova anagrafe canina. Unico effetto collaterale: pagare la tassa annuale per il possesso del quadrupede!

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